giovedì 19 maggio 2011

Shadow (Federico Zampaglione – Italia 2009) [pubblicata:Ottobre 2010]




Una bella sorpresa nel panorama horror italico questa pellicola di Federico Zampaglione,già leader del gruppo pop Tiromancino e regista della black comedy Nero Bifamiliare (2007).Sorpresa a metà,a dire il vero,visto che il film era già stato incensato da critiche entusiastiche.In questi casi,ci si appresta alla visione pregni di pregiudizio positivo,ma non troppo,viste le cocenti delusioni che l’horror di casa nostra ci ha riservato,dopo gli anni d’oro che tutti conosciamo fin troppo bene.


Il film si apre con una panoramica di ampissimo respiro,sulle montagne di “un bellissimo posto in Europa”,come recita la voce fuori campo del protagonista David (l’americano Jake Muxworthy) in una lettera alla madre,che in poche parole e sui titoli di testa ci schiude lo sguardo sull’incubo,reale,da dove egli proviene:l’Iraq,la sua guerra,i suoi orrori.”Non vedo l’ora di salire di nuovo sulla mia bicicletta”.Questo è David a inizio film,biker in uno splendido scenario naturale,libero e in movimento,dopo il grande incubo bellico e la sua angosciante inerzia,in piena luce,senza Ombre.


Ma il nuovo incubo è in agguato,e ben presto si svela nella sua prima fase,tra le mura di un piccolo bar,impersonato da due cacciatori (l’ottimo Ottaviano Blitch e Chris Coppola,nipote di) che molestano la bella Angeline (Karina Testa),che diventerà compagna di viaggio e sentimenti di David nel suo percorso di fuga dal passato.


Gli orrori della guerra tornano in un racconto della stessa Angeline,che narra di un gruppo di civili iracheni che proprio in quelle zone,al Passo delle Ombre,si erano rifugiati,per essere poi sterminati da un gruppo di soldati (”li hanno uccisi nel sonno”),narrazione con tocchi un po’ banali di ghost story,di fantasmi che ritornano,corollata dal classico “chiunque si sia avventurato lì non è mai tornato”.


L’incubo riprende carne e sangue con i due cacciatori all’inseguimento della coppia che (ovviamente) si salva.


Al che tutto improvvisamente si fonde/confonde in una nebbia onirica (sonno,sogno e incubo sono i temi centrali della pellicola),momento di smarrimento e transizione tra la prima parte del film e la seconda,nella quale il registro visivo cambia radicalmente.


Angeline scompare,i cacciatori e David vengono catturati.


La seconda parte del film ha inizio,speculare opposto della prima:l’incubo si manifesta in tutta la sua prepotenza e perversione,con David e i suoi due aspiranti carnefici imprigionati a tavoli di contenzione,in una camera di torture malsana e claustrofobica.


L’incubo ha il volto dell’attore svizzero Nuot Arquint,assolutamente perfetto per la parte,villain memorabile,maligno e silente,senza nome e identità,incarnazione del Male assoluto,dal corpo fragile ed emaciato,quasi alieno per certi versi,chiaramente Nosferatico ma anche evidente omaggio a La Morte del Bergmaniano Settimo Sigillo.Un cattivo come se ne sono visti pochi ultimamente,destinato a permanere a lungo nell’immaginario collettivo cinematografico.


Gli echi di torture movies come Hostel e Saw sono inevitabili,gli omaggi argentiani abbondano,in primis nella musiche di chiara ispirazione gobliniana,composte dal fratello del regista,ed in alcune precise scene (su tutte,a fine film,David che si china per svelare alle sue spalle la presenza del torturante,celeberrima scena di Tenebre già ripresa pari pari da De Palma in Doppia Personalità).C’è anche molto di Fulci e Bava,appassionati omaggi al cinema con cui il regista è cresciuto e grazie al quale ha sviluppato la propria passione per il genere.


Questa parte del film è a tratti scontata,con i suoi richiami agli orrori del nazismo (foto di campi di concentramento,la camera di torture che diventa camera a gas),ma nonostante ciò non perde di forza,mantenendo alta la tensione fino al finale “a sorpresa”,nel quale il cerchio si chiude (il film si conclude,dal punto di vista sonoro,così come era iniziato,con la lettera di David alla madre).


Realtà e incubo si fondono in un amplesso di angoscia.


Inevitabile il paragone tra Zampaglione e Rob Zombie,altro musicista/regista e anch’egli passionale omaggiante degli horror della sua adolescenza (il suo splendido film d’esordio House of 1000 Corpses è un’unica,innamoratissima citazione dei capolavori americani orrorifici degli anni ’70,The Texas Chainsaw Massacre su tutti).Zampaglione non raggiunge forse i livelli del collega americano ma ci regala una piccola e oscura perla,slancio vitale nel cinema italiano di genere che sembrava ormai morto per sempre,tranne rare eccezioni (l’ottimo regista nostrano Ivan Zuccon).


Una speranza per gli appassionati che si spera non resti un caso isolato;Zampaglione verrà ora atteso al varco per la sua prossima prova filmica:l’Ombra è calata,c’è solo da sperare che non torni la finta luce della banalità e del già visto.

Chiara Pani/Araknex

(araknex@email.it)





Shadow - L'Ombra



Italia - 2009



Regia:Federico Zampaglione 





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